Ipo Royal Mail sbanca a Londra

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Potrebbe passare alla storia come la più grande privatizzazione dopo quella riguardante British gas. Stiamo parlando dell‘offerta pubblica di Royal Mail, le poste britanniche. Il titolo ha debuttato lo scorso 11 ottobre sul grey market e domani sarà il giorno tanto atteso dell’arrivo sul listino ufficiale. L’entrata sul mercato ha suscitato non pochi scandali. Basti pensare che secondo gli analisti non più tardi del 2015, a fronte di un taglio del 3% del personale, Royal Mail potrà valere almeno 10 miliardi di pound, il triplo di quanto oggi indica il Tesoro. Secondo altri istituti, le cui previsioni sono state stilate andando ‘con i piedi di piombo, le poste inglesi hanno un valore non inferiore a 4,5 miliardi, ovvero il 38% circa più del collocamento, mentre IG si attende un guadagno istantaneo per gli azionisti non inferiore al 21% nei primissimi scambi di questi giorni.

Quello di Royal Mail è l’ennesimo caso di privatizzazioni illustri in Gran Bretagna. Nella terra della Regina non si finisce mai di privatizzare, anche perché quasi sempre il successo è garantito. Pochi casi fanno eccezioni. C’è da dire che ci sono voluti anni per cedere Royal Mail ci sono voluti anni. L’operazione non è stata certo semplice. I cittadini del Regno Unito hanno a cuore questo istituto e il Governo ne ha in qualche modo ‘approfittato’. Non a caso, ad oggi e dopo soli pochi giorni, le richieste di titoli sono state sette volte superiori al previsto, con 700mila domande da parte di privati, ai quali si affiancano gli istituzionali.

L’esecutivo ha scelto di agevolare i micro azionisti premiando coloro che avevano richiesto il taglio minimo di titoli (750 sterline) e penalizzando gli ingordi: chi ha cercato di sottoscrivere azioni pari a 10mila pound non ne avrà nessuna.