Telecom, un asset che potrebbe perdere valore

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Il viceministro allo Sviluppo economico, Antonio Catricalà, esprimendosi a proposito della golden share e del regolamento che deve essere messo a norma dal governo successivamente al decreto dell’esecutivo Monti per definire i poteri speciali sugli asset strategici del paese tra cui anche le telecomunicazioni, non ha potuto fare a meno di evidenziare quanto segue: “Un asset che sia sottoposto a un potere speciale inevitabilmente perde di contendibilità e quindi di valore”.

Catricalà ha così risposto ad una domanda nel bel mezzo di un convegno che era dedicato allo scorporo della rete e agli investimenti. Nel contempo, il viceministro ha spiegato che da qui in avanti bisogna capire cosa deciderà il consiglio dei ministri. All’ordine del giorno c’è il caso Telecom. Il gruppo, è diventato ufficialmente di proprietà di Telefonica. L’accordo ora è ufficiale. Gli spagnoli hanno siglato un aumento di capitale sottoscritto in giornata conquistando la maggioranza della holding che controlla il 22,4% di Telecom Italia, al 66%. Ma, dal punto di vista della governance, ovvero di ciò che riguarda i diritti di voto, in un primo momento tutto resterà assolutamente tale e quale: Telefonica, prima di avere pieni poteri, dovrà infatti attendere le autorizzazioni regolamentari e antitrust provenienti da Brasile e Argentina.

Ad ogni modo tutto ciò non succederà prima del 2014. E anche allora, secondo gli accordi, il peso dei soci italiani nel governo di Telecom resterà rilevante, con i diritto di nominare i primi due nomi in lista (presidente e ad) e la metà dei candidati.

Quanto poi al tema dell’italianità dei gruppi italiani, il viceministro Catricalà ha dichiarato che il Governo vorrebbe tutte le aziende siano italiane. Il tema di Telecom, dunque, tiene banco. Il suo asset avrà ripercussioni?