Materie prime: l’oro fa registrare un’altra flessione

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Che l’oro non sia più il bene rifugio di una volta è assodato. Infatti dopo una serie di previsioni altamente ottimistiche, adesso tutte le banche d’affari e tutti gli analisti che avevano dato l’OK ad una nuova vita del metallo prezioso, sono costretti a fare i conti con il presente e a ridimensionare le loro pretese.

L’oro, infatti, è entrato in una fase ribassista che allontana di molto le speranze di vederlo sfondare la resistenza dei 2000 dollari l’oncia. Non solo le sue quotazioni sono in ribasso ma l’oro perde quota anche molto velocemente. In cinque giorni di scambio, per esempio, ha perso il 15 per cento del suo valore e una flessione del genere non si registrava da almeno 30 anni.

Si è passati da un’oncia scambiata a 1600 dollari ad un oncia scambiata a 1350 dollari.

Per questo motivo anche le banche centrali hanno iniziato a diversificare gli investimenti senza puntare più tanto sull’oro. Secondo un rapporto del World Gold Council, oggi, le riserve auree globali ammontano solo a 31964,8 tonnellate.

Questa situazione, secondo molti è imputabile al fatto che i governi in crisi pensano a come liquidare le loro riserve al fine di pagare i debiti accumulati in periodo di crisi. In più i partecipanti al mercato aurifero sono in netta flessione.