Materie prime: petrolio arriva a 100 dollari

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In Egitto la situazione politica è particolarmente tesa. L’esercito ha imposto le dimissioni al presidente del paese che si è rifiutato attivando il meccanismo del golpe. Una deriva praticamente inevitabile che ha avuto ripercussioni sul fronte finanziario. Se un paese non è in buone mani dal punto di vista politico, è facile che a cascata ne risentano i maggiori settori produttivi del paese. Ecco perché se il Medio Oriente è carico di tensione, sale il prezzo del petrolio che proprio in quelle zone rappresenta la maggiore fonte di ricchezza.

Il problema è che nel caso dell’Egitto non ci si aspettava un cambiamento di fronte così repentino visto che nell’aria si sentiva ancora il profumo della primavera araba. Invece, in men che non si dica, c’è stata la rivolta. Il fatto è che la questione egiziana ha una valenza globale. I maggiori investitori nel settore petrolifero, sono preoccupati dell’involuzione autoritaria che potrebbe interessare il governo del paese. Le borse hanno reagito immediatamente chiudendo le contrattazioni in terreno negativo.

Il prezzo del petrolio, subito dopo l’annuncio dell’ultimatum imposto dai militari al presidente Morsi, è cresciuto fino a raggiungere il livello record di 102 dollari al barile, proprio in un momento in cui il volume degli ordini è molto elevato. In termini percentuali il rialzo è stato dell’1,75 per cento.