Opzioni: la Spagna di fronte alla crisi

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La Spagna, prima della crisi, aveva analizzato i settori di sofferenza dell’economia del paese evidenziando quali punti deboli, il mercato del lavoro da una parte e il comparto creditizio dall’altra. Ma poi come ha reagito a queste situazioni?

Le banche hanno accumulato un debito equivalente al debito pubblico ma il peggioramento dello stato di salute del comparto creditizio sembra meno rilevante rispetto al tasso di disoccupazione per il quale, anche nel 2013, si registra un nuoco record.

Da gennaio infatti, le persone che sono senza lavoro sono 132.055 in più, da dicembre, quindi, c’è stato un incremento del 2,72% del numero dei disoccupati che, complessivamente, arrivano oggi a quota cinque milioni. Il governo adesso s’interroga sulla possibilità d’invertire la tendenza.

La società, sicuramente sta cambiando per far fronte alla crisi e l’istituto nazionale di statistica rileva una flessione tra coloro che spendono denaro, ad esempio, per mangiare fuori casa. La riduzione in tale senso è stata del 15 per cento. I ristoratori hanno provato ad abbassare i prezzi, a proporre sconti, sapendo che – come per l’Italia – anche la Spagna è piena di persone che amano fare la vita “mondana”.

Questo non toglie che il numero delle famiglie “indigenti” sia aumentato e le condizioni dei più poveri peggiorate. Ad occuparsene è la Croce Rossa, con un allarme sempre più sentito. Dalla stampa e dagli altri settori arriva l’accusa: è il malgoverno il principale responsabile della situazione. Lo scandalo Rajoy è soltanto la punta dell’isberg.