Bank of Japan: la scelta inefficace

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Tutto quello che è successo ai mercati dopo l’annuncio di Draghi valido per le scelte della BCE e dopo le parole di Bernanke, valide per la Fed, non è accaduto anche per la banca del Giappone le cui scelte, agli investitori, sono apparse inefficaci.

La Banca del Giappone è stata la terza banca centrale in ordine cronologico ad avviare un intervento diretto con l’obiettivo di allentare quantitativamente dello yen, in vista di una crisi economica globale che determina un peggioramento delle prospettive di crescita.

Nel suo fondo di acquisto asset, la Banca del Giappone ha aggiunto circa 10 mila miliardi di yen che sono quasi il doppio di quelli previsti dagli economisti ma l’effetto d’indebolimento dello yen è stato davvero molto lieve.

La valuta giapponese, soltanto nella seduta di mercoledì è scesa a 79,22, poi si è rafforzata di nuovo riportandosi a 78,38 per poi continuare una flessione fino a 78,05 ma con una prospettiva di rafforzamento molto forte.

Questo scenario dipende molto dalla considerazione degli investitori rispetto alle scelte operata dalla banca centrale giapponese rispetto a quanto hanno saputo fare prima BCE e FED.

La Banca centrale europea, per esempio, ha deciso un programma di acquisti illimitati per mettere fine all’incremento dei rendimenti dei bond periferici. La FED invece ha definito un programma illimitato di acquisti di titoli garantiti dai mutui ipotecari.