Borsa: la questione del rating

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Le agenzie di rating, oggi, fanno il bello e il cattivo tempo, visto che con i loro giudizi, prima affossano un paese e poi gli sbarrano la strada di accesso al credito sovranazionale. Ecco perché tutti reclamano delle agenzie imparziali. L’Italia, di recente, è stata declassata. I suoi titoli di stato sono ad un passo dall’essere considerati titoli spazzatura e si sa bene che l’Europa, ai paesi che hanno rating così basso, non prestano il denaro necessario per evitare la recessione. Tra l’altro il downgrade, stavolta, è arrivato come un fulmine a ciel sereno visto che in borsa lo spread è rimasto stabile per diverse settimane e le aste dei titoli di stato sono andate molto bene.

Allen Sinai, che è stato consulente della FED e nei governi di Clinton e Bush senior, spiega che il problema delle agenzie di rating nasce dall’azionariato, dal fatto che sono in mano ai privati che, tramite i giudizi delle agenzie, vogliono dettare il passo dei nuovi trend.

Moody’s e Standard&Poor’s, da questo punto di vista, sono emblematiche visto che il principale azionista di Moody’s è Warren Buffett e visto che S&P’s è nelle mani di McGraw Hill.

L’alternativa, quindi, è affidarsi ad un rating imparziale, possibilmente ad un’agenzia dove gli opinionisti sono i cittadini e gli analisti dei dipendenti delle strutture come la FED e la BCE.