UE: la storia dei nuovi migranti

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La situazione economica precaria ha reso indispensabile, come moltissimi anni fa, il trasferimento di una parte della popolazione in paesi diversi da quelli di origine. L’emigrazione, tuttavia, è cambiata molto e una recente ricerca fa il punto della situazione. 

Il Novecento è stato un secolo caratterizzato dagli spostamenti. Ad emigrare erano sempre i cittadini dei paesi maggiormente in difficoltà dal punto di vista economico, per esempio gli italiani. All’inizio le mete preferite da chi fuggiva dalla fame, erano l’Argentina e gli Stati Uniti. Dopo il secondo conflitto mondiale, le ondate migratorie hanno interessato anche ala Svizzera, il Belgio e la Germania dell’Ovest. Questo è il quadro italiano cui bisogna aggiungere anche che moltissimi nostri connazionali sono passati dal sud al nord dello Stivale alla ricerca di un lavoro più remunerativo.

Oggi l’emigrazione è diventata importante per via del nuovo incremento dei tassi di disoccupazione ma cambiano le mete e i motivi degli spostamenti. Sempre per rimanere nel contesto italiano, dobbiamo spiegare che i nuovi migranti vanno soprattutto in Germania, Francia e Gran Bretagna che assorbono rispettivamente il 20, il 16 e il 13 per cento dell’onda migratoria.

In genere ci si trasferisce senza famiglia (in tre quarti dei casi), per avere un reddito maggiore e soprattutto per fare carriera. Come influisce questo fenomeno sull’economia di un paese? Il nodo da sciogliere per migliorare gli investimenti.